Il mio ultimo viagggio a Masanga, dal 9 novembre al 9 gennaio 2008.
Indirai ! E così che si dice buongiorno a Masanga.
Sono appena tornata a casa dopo aver passato 2 mesi nel villaggio. E’ stato molto intenso, a tutti livelli.
E’ cominciato già al nostro arrivo. Quando mi sono trovata davanti alle piccole allieve della nuova scuola materna, che cantavano per darci il benvenuto nelle loro uniformi arancione e viola, le lacrime di gioia hanno cominciato a colarmi sul viso ancora più forte del solito. Che emozione!
Anche Ya Sampa, la gran capa della Bondos Society, colei che eseguiva le mutilazioni, era lì ad accogliermi.
Mi ha abbracciata ed abbiamo ballato insieme. Tutto il villaggio assieme agli studenti ci hanno accompagnati alla pensione, ballando e cantando insieme hanno formato un lungo e gioioso corteo.
La scuola materna è stata inaugurata dalla fine di settembre. Accoglie 25 bambine non mutilate e 4 maschietti. Sei altre bimbe frequentano già la scuola elementare. Da quando ha cominciato a realizzarsi la mia idea, nel febbraio 2007, ci sono già più di 50 bambine che sono state salvate dall’escissione.
Ma non è ancora finita, perchè ce ne sono tante altre che aspettano di essere inserite nel programma !
Ed è solo l’inizio! Nel settembre 2008 partiranno altre due classi per accogliere altri 24 allievi. Una classe alla mattina ed una al pomeriggio, questo perchè abbiamo un solo locale. Non sarà facile perchè fa’ molto caldo nel pomeriggio, però non posso correre il rischio che, per mancanza di posto, anche una sola bimba venga mutilata.
Diventa molto urgente riuscire ad avere una vera scuola !
Abbiamo finalmente trovato un terreno per costruirla. Avrà due aule grandi ed uno spazio coperto per i giochi.
Indovinate dove si trova questo terreno? Sotto la casa di Ya Sampa e vicino al luogo dove lei e le sue colleghe praticavano le escissioni.
Ora le bambine non ci andranno più per gridare di dolore ma per ridere e giocare. Passeranno ogni giorno davanti alla casa di Ya Sampa e lei ne è molto orgogliosa e controllerà che tutto funzioni bene. Ora è completamente dalla mia parte e mi appoggia presso tutta la gente del villaggio.
Michael, mio marito, è rimasto tre mesi a Masanga. Ha passato ore a trattare con i capi, con i proprietari e le loro numerose famiglie per riuscire ad accordarsi per l’acquisto del terreno. E alla fine ci è riuscito.
Ha cominciato la costruzione aiutato della gente del villaggio. Per risparmiare hanno fabbricato i mattoni con la sabbia del fiume mischiandola al cemento.
Le donne portavano l’acqua dal fiume e anche le bambine impegnavano ogni giorno un’ora del loro studio per trasportare le pietre e la sabbia.
Ma come sono riuscita ad ottenere questo risultato?
Un giorno Ya Sampa, la donna che esegue le escissioni, ha detto a mio marito «E’ perchè tua moglie mi dà un buon sorriso!» Un espressione molto accogliente nella loro tradizione.
E’ vero che io la accetto e la abbraccio con tutta me stessa senza pensare a tutto quello che ha fatto. Non la giudico e non gli impongo niente. Le ho solo fatto una proposta: scambiare l’ablazione del clitoride e delle piccole labbra con l’educazione e l’istruzione, dicendole che qualunque fosse stata la risposta che mi avrebbe dato non avrebbe cambiato il mio rispetto per lei.
Al mio arrivo le ho offerto un pezzo di tessuto tradizionale, del pesce secco, delle cipolle ed un sacco di riso per ringraziarla della sua collaborazione.
Ed è stato in quel momento che ha precisato che è stata lei a prendere la decisione di voler smettere di praticare le escissioni, cosa che non avrebbe fatto nemmeno se le fossero stati offerti dei milioni di dollari per farlo.
Adesso deve fare una grande cerimonia con le altre donne dei villaggi vicini che, come lei fanno le escissioni, per poter celebrare la sua rinuncia ed uscire dal clan. Le ho proposto di contribuire io alle spese della cerimonia.
Una donna di Makeni, famosa perché anche lei pratica le escissioni, dopo aver sentito alla radio dell’inaugurazione della scuola e delle regole di frequentazione, è arrivata a Masanga con delle sue colleghe. Era molto arrabbiata con Ya Sampa e gli ha chiesto di chiudere la scuola immediatamente.
Ya Sampa, che è una donna intelligente, le ha risposto che se faceva una cosa del genere doveva impegnarsi con lei a mantenere la scuola e pagare tutti gli studi alle bambine. E con quali soldi lo avrebbero potuto fare?
Abbiamo visitato un piccolo villaggio a mezz’ora di cammino nella giungla. Dei genitori hanno cominciato a proporci le loro bimbe dichiarandosi favorevoli a smettere con quella pratica.
Eravamo accompagnati da Margareth, una delle studentesse più grandi. Ha parlato davanti a tutti dicendo «Soffro tanto per colpa dell’escissione, mia madre ha sofferto troppo e tutte le nostre donne allo stesso modo. E’ il momento di smetterla con queste pratiche!»
La gente ha applaudito. Anche le due donne che eseguono le mutilazioni. Ho chiesto loro cosa pensavano di quello che facevo. Hanno applaudito, un loro modo di farmi capire quanto fossero contente.
Ho trovato una donna disposta a fare la coordinatrice locale. Il suo sogno è di riuscire a far smettere l’escissione. Non lo ha fatto fare alle sue due figlie malgrado la pressione della famiglia. E’ medico assistente e lavora all’ospedale di Masanga, nel reparto infantile. Controllerà ogni bambina per poter essere sicure che le famiglie non facciano l’escissione di nascosto.
Le ho proposto di lavorare con noi, potrà così essere presente con le donne, testimoniare, convincere altre madri.
E’ la prima scuola del genere nel paese. E in più è gratuita.
Quest’anno Gudrun, un’amica svizzera che ha adottato una ragazza già mutilata, e Maïya un’insegnante specializzata nell’insegnamento nelle scuole materne mi hanno accompagnata nel viaggio. Si sono recate ogni mattina a scuola per insegnare ad una maestra come lavorare con i più piccoli.
Hanno portato tutta la loro conoscenza e reso la scuola più viva. E’ la prima volta che i bambini del villaggio toccavano i colori e facevano tanti disegni e giochi educativi. Addirittura anche i più grandi vorrebbero venire a studiare in questa scuola.
I genitori sono stati invitati prima di Natale per ammirare una classe con le pareti piene di disegni.
Ne abbiamo approfittato per ricordare a tutti le condizioni e le regole della scuola.
Ad un certo punto, un grande capo mi ha chiesto cosa ne pensavo dalla circoncisione dei maschi.
Avevo gia sentito che c’era confusione a questo proposito e che certa gente pensava che fosse paragonabile all’escissione delle ragazze.
Sono stata contenta di potere affrontare l’argomento.
Con parole molto semplici ho spiegato che non c’era assolutamente nessun paragone.
Durante la circoncisione si taglia un po’ di pelle e il risultato è una mancanza di sensibilità dovuto allo struscio del glande sugli indumenti. Non elimina il piacere sessuale e non ha conseguenze mediche.
L’escissione invece è una mutilazione. Si taglia il clitoride e le piccole labbra togliendo tutto il piacere sessuale alla donna, causandole terribili dolori, infezioni, spesso anche infezioni urinarie, parti difficili che a volte causano anche la loro morte. La donna non sente alcun piacere durante i rapporti sessuali e di conseguenza anche il marito ha meno soddisfazione.
Mio marito si è spaventato sentendomi parlare cosi apertamente dell’argomento. Ha fatto finta di niente e se ne è andato parlare con sua madre.
Ya Sampa invece ha fatto un sorrisino mentre i paesani hanno ascoltato rimanendo in un grande silenzio.
Alla fine della mia spiegazione il grande capo mi ha stretto la mano ringraziandomi di avergli finalmente dato la possibilità di capirne di più su questo argomento.
E’ stata certamente la prima volta che la gente del villaggio sentiva parlare di tutto questo in pubblico. Penso anche che tanti uomini non conoscono nemmeno l’anatomia della donna, e la differenza tra una donna escissa ed una integra, che non ha subito la mutilazione.
Durante questi due mesi ho lavorato alla sistemazione della piccola scuola con un falegname e qualche ragazzo che partecipa al programma di mantenimento allo studio. Abbiamo utilizzato del materiale semplice, come dei paraventi intrecciati da loro, per conservare la tradizionale modalità di costruzione del villaggio. Modalità che nello stesso tempo ci ha permesso di risparmiare sui costi.
Ho comprato e distribuito il materiale pedagogico e d’insegnamento, le uniformi, le scarpe e le tenute africane per Natale, ho pagato la maestra e la sua aiutante, la cuoca, il cibo e le spese mediche.
Hawa la cuoca prepara ogni giorno un piatto equilibrato per i bambini con l’aiuto di Mariama, una giovane mamma.
I bambini imparano un po’ di regole d’igiene e di disciplina , come lavarsi le mani prima di mangiare, fare la coda senza gridare per cercare il piatto e mangiare con un cucchiaio.
Abbiamo comperato un terreno e Michael, con l’aiuto degli uomini di Masanga e di altri uomini venuti dei villaggi vicini hanno cominciato la costruzione della scuola materna.
I bambini sono impazienti di vederla completata.
Questo progetto riempie la mia vita. Impegnare un parte di me stessa, del mio tempo e del mio denaro per ottenere dei risultati così importanti mi dà la forza di continuare sempre di più in questo cammino.
Sento la voglia di lavorare per questi bimbi che hanno avuto una vita meno fortunata dei nostri, e per queste future donne affinché possano vivere libere dalle vecchie tradizioni mutilanti.
Come sono potuta arrivare lì dove un sacco di organizzazioni hanno fallito? Cercando di pormi nel modo giusto e rispettandoli per quello che sono, vivendo con loro e dividendo la mia vita con questa gente, abbracciandoli senza paura delle loro malattie e amandoli semplicemente per come sono, senza giudicarli.
E poi grazie al vostro aiuto perchè, senza di voi non sarei riuscita ad ottenere nulla.
Ringrazio anche Gianni Girotto, padrino anche lui e che gentilmente mi ha aiutato nelle traduzioni e la costruzione di questo blog, Michèle